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Cronaca 2009

Cronaca

La rivincita a un baro la chiede solo chi bara.

La rivincita a un baro la chiede solo chi bara

Gigi Pedroli 1998 Acquaforte

La sezione cronaca riferisce di situazioni che favoriscono l'evidenza dei temi alla base della proposta dell'Istituto IRISP. Permette di ritrovare in quanto accade nel quotidiano la continuità con degli argomenti che vengono considerati, a torto, come specifici o propri della clinica.
Tutti gli esempi presenti nella cronaca del quotidiano dove emerge l'inclusione dell'apparente, devono aiutarci a comprendere che è un grave errore credere che l'essere umano rinunci facilmente ad una situazione che gli dà null'altro che apparenza. Per non cadere nell'errore dobbiamo pensare che esiste un livello dove il niente ha valore poiché, mimando il concreto, ha il potere sovrano di farci scordare che non siamo in grado di ricevere. Ed è a questo livello che
si instaura la dipendenza.


Maggio 2009: L'influenza...che noia

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L'agire del piromane è un atto non connesso ad un'origine; Freud fu il primo a riconoscere e a confrontarsi con l'estensione di queste azioni e ritenne che avessero una motivazione inconscia. Nel caso del piromane, lo psichiatra nell'articolo suggeriva che tale motivazione potesse essere l'eccitazione, l'orgasmo rappresentato dal fuoco e tutte le analogie sessuali dell'acqua ,dei tubi … Ma in effetti l'origine sessuale di questa eccitazione è difficile da afferrare,riconosciuta da alcuni, sottovalutata da molti.
Forza è di constatare però che, nell'atto del piromane, è sempre esplicita e costante l'incapacità di essere frenato dalle conseguenze del suo atto. Conseguenze di cui peraltro il piromane ha una chiara percezione, si pensi che con frequenza i piromani sono dei pompieri volontari.
Pochi giorni fa un esperto in economia, Pietro Modiano, commentava l'andamento del dibattito avviato sul quotidiano "Il sole" in merito alle cause della crisi economica. A suo parere si sta formando una sorta di senso comune sulle cause della crisi. Un senso comune che fornisce spiegazioni atte ad evitare l'orrore del vuoto, ma che rischia di occultare il tanto che resta ancora da capire.
Riferire la crisi ad un banale errore di valutazione da parte di operatori incapaci di stimare, all'azzardo morale prodotto dalla separazione tra erogazione dei prestiti e detenzione del relativo rischio, alle agenzie di rating con innegabile conflitto di interessi, alle remunerazioni inverosimili dei managers lascia qualcosa di non chiaro. Quello che risulta, ed è inquietante, dice Modiano, riferendosi ai suoi colleghi, è che tutti abbiamo sbagliato nel dare un prezzo al rischio di credito, cioè la materia prima di ogni scelta finanziaria. E questo è avvenuto in un momento dove il mercato finanziario è dotato di strumenti, intelligenze, organizzazioni di mercato in grado di misurarli bene i rischi di credito.
Allora forse la spinta al guadagno facile, la disonestà, l'incompetenza sono cause analoghe a quelle che nell'incendiario sono la vendetta, la prepotenza. E se l'agire di tutti gli operatori fosse più simile a quello del piromane in quanto, almeno in parte, contiene la medesima assenza di connessione, di origine? L'agire del piromane non ha ragioni ma è tenuto in modo coatto perché colma la ricerca di emozioni che non ritrova nella vita quotidiana; non si tratta di emozioni particolari ma della più naturale, quella avvertita ogni volta che ci si vede capace di produrre una conseguenza o di ricevere uno stimolo. Ed allora per ovviare alla sua assenza il piromane produce il fuoco; in modo analogo l'operatore economico produce guadagni incandescenti. Entrambi sono/sarebbero in grado di sapere che le conseguenze del loro agire saranno catastrofiche ma, immobilizzati nell'incapacità di essere influenzati,l'unica operazione di cui dispongono per alleviare la loro pena è quella di credersi influenzanti guardando, l'uno le fiamme, l'altro i portafogli che si gonfiano a dismisura. Introdurre il delirio di onnipotenza, la volontà di potenza o quant'altro non aggiunge nulla. Le azioni compiute non significano nulla,solo permettono di cogliere il bisogno di uscire dalla sensazione di assenza prodotta da un'esistenza che mal ha conciliato l'incontro con la propria unicità.
Un'esistenza carente della semplicità dell'influenza, dove può comparire la sensazione di noia pura ed il sentimento che, non essendo connessa a nulla, non è alcun sentimento. Vladimir Jankélévitch, nel suo testo "La noia" 1963, aggiungeva che la noia diventa allora la possibilità di tutti i sentimenti poichè qualunque sentimento creduto ne può prendere il posto.



Marzo 2009


La sorte delle botteghe


Alla fine del 1988, su una settimanale ad alta tiratura, la psicanalista Marisa Fiumanò commentò una nuova trasmissione televisiva, "Io confesso" presentata ogni sera da Enza Sampò, su Rai 3. Il successo folgorante del programma, che inaugurava la serie delle trasmissioni confessionali, spinse la dottoressa Fiumanò ad un commento in merito al dubbio sollevato da molti che le storie, raccontate dai protagonisti resi irriconoscibili dall'opacizzazione del cilindro di vetro in cui si trovavano, fossero inventate di sana pianta. I protagonisti raccontavano o volevano sorprendere ed uscire dall'anonimato pur restando anonimi? La dottoressa Fiumanò concludeva il suo articolo riportando il seguente aneddoto.
"Mi viene in mente un caso riferito da un grande psicanalista, Michael Balint: un giorno Balint riceve un tipo che gli racconta una storia strana e complicata in cui lui non capisce un granchè. Non sapendo come cavarela fissa un altro appuntamento. Lo strano tipo ritorna, ma prosegue sullo stesso tono della volta precedente .Questa volta però Balint sbotta:"Non capisco niente di quanto mi racconta"L'altro tira un sospiro di sollievo e dice"Finalmente una persona sincera!L'ho già raccontata ad altri analisti ma tutti l'hanno bevuta"…
E' sicuro che se la Sampò rispondesse come Balint dovrebbe subito chiudere bottega. Non è certo lì per mostrare la verità veicolata dalla menzogna ma per alimentare la menzogna vera o falsa che sia"
Alla fine degli anni 80 "Io confesso" iniziava la stagione delle telereality e contemporaneamente dava un esempio, e quindi informava, della necessità di rivolgere il nulla a qualcuno, non importa chi. Da allora sono passati più di 20 anni, il nulla è stato raccontato in modo sempre più scaltro, senza passare per storie strane e complicate, ed ascoltato con atteggiamenti sempre più assorbiti e coinvolti. Botteghe adatte a questo tipo di esigenza ne sono state aperte ed ampliate a profusione.
Ora è arrivata la crisi; si avverte la sensazione che tutti i tipi di botteghe possono chiudere. Forse quello che Enza Sampò non poteva fare,confrontarsi con il nulla senza con esso confondersi, ora è la condotta da tenere perché qualche bottega vera possa restare aperta .

GENNAIO 2009

Grandi e piccoli


Le dichiarazioni che fanno riferimento agli eventi di grande rilievo internazionale, ma anche nazionale, mostrano regolarmente la colorazione politica della persona che le esprime. La guerra a Gaza non fa eccezione, ma vi è anche una serie di temi costanti che ritornano. Soprattutto sul piano delle richieste vi è un'ampia convergenza nell'invitare i contendenti ad assumere le proprie responsabilità,impegnandosi in un processo politico che conduca alla ripresa del dialogo e dei negoziati in corso. Trattandosi di richieste che giungono da ogni dove, e non hanno mai avuto nessun peso nell'orientare gli eventi, un commentatore ha avanzato il dubbio che le dichiarazioni siano l'esito di un copia-incolla planetario.
Se ci si sposta da quello che le parti in causa dovrebbero fare alla valutazione di quanto sta accadendo, si ritrovano forti divergenze; tanto più grandi quanto le posizioni ideologiche sono distanti. Pur tuttavia vi è un argomento che, senza avere l' unanimità dell'invito sopra citato a ritrovare il cammino politico, compare con molta frequenza nei commenti che provengono anche da schieramenti opposti, soprattutto dalle aree definite moderate. Si tratta della messa in evidenza di quanto la reazione israeliana sia sproporzionata e coinvolga degli innocenti.
Dare importanza e rilievo alle catastrofiche conseguenze di un atteggiamento sproporzionato fornisce forse lo spunto per immaginare un contributo che potrebbe risultare miracolosamente utile. Soffermandosi sul significato del termine sproporzionato, condizione formale che indica l'assenza di un adeguato rapporto tra cose in relazione tra loro, appare chiaro che nessuna condotta è esente dal rischio di essere considerata in tal modo. Visto che i grandi della terra non sono in grado di arrestare degli atti sproporzionati che coinvolgono degli innocenti, perché escludere che noi, cioè i piccoli di tutti il mondo, possiamo ottenere un risultato positivo riducendo la presenza di reazioni sproporzionate quando abbiamo in mano una tastiera,una bandiera,un guinzaglio,un apparecchio fotografico, un volante e un' infinità di altre cose ancora. Ogni atteggiamento sproporzionato crea lo spazio per un altro e non vi è garanzia che la sostanza della condotta ne riduca il livello.
Se consideriamo la sproporzione come la corruzione della coerenza e siamo convinti che la corruzione sia alla base dei problemi del mondo, moderare la sproporzione nel quotidiano è un modo per salvare dal massacro l'innocente per definizione:il senso come compagno. Senza affidarci soltanto alle sue infinite capacità di risorgere.


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