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L'Irisp che era > L'Irisp che era
La letteratura è forse in primo luogo la testimonianza dell'esistenza di un incompiuto che si perpetua?
La descrizione delle passioni, delle violenze, assume la sua vera ragione confrontandosi con il non accaduto che si cela dietro i fatti? In tal caso è il vuoto il punto di partenza di ogni storia e il nostro tentativo di organizzarlo. La letteratura ha la capacità di ricordarci, in modo discreto ma senza concessioni, la dimensione di effimero di ogni "fuga nella realtà", anche la più "coerente". In ogni storia il vero protagonista è l' emozione che viene esclusa, così come l'esclusione è la condizione richiesta per riuscire a stare insieme.
"Non dobbiamo cercare l'inferno lontano da noi. Forse è già tra noi: è quello che formiamo stando insieme. Per sopportarlo vi sono due modi: accettarlo, entrare a farne parte fino al punto di non vederlo più, oppure cercare e sapere riconoscere chi e cosa in mezzo all'inferno non è inferno e farlo durare e dargli spazio". (Italo Calvino - Le città invisibili).
Per affrontare l'inferno abbiamo due modi e la letteratura ci parla allora di questa esclusione e dell'oppressione prodotta dal peso della nostalgia di un possibile a cui rinunciamo. Nella penetrazione più profonda la letteratura sa deporre il sapore dell'evitamento che la impone come soluzione, nella fuga più radicale ci tratteggia la paura che invano cerca di trovare un rimedio. La letteratura non diviene però la testimonianza impietosa di una misera natura umana poiché sa rinnovare il miracolo della sua essenza.
I testi proposti nei corsi dell'ISTITUTO IRISP aderiscono alla riflessione che Elsa Morante fece in una conferenza del 1965, intitolata "Pro o contro la guerra"; in quella occasione Elsa Morante definì l'arte: il contrario della disintegrazione. Spiegando che la vera funzione dell'arte è appunto quella d'impedire la disintegrazione della coscienza umana nel suo quotidiano, logorante e alienante uso con il mondo; di restituirle di continuo, nella confusione irreale, frammentaria e usata dei rapporti esterni, l'integrità del reale o, in una parola, la realtà. Dove per realtà s'intende ciò che il termine significa nel suo senso più profondo, e cioè il valore intatto, luminoso e religioso della vita e dei suoi oggetti, al di là delle apparenze confuse.
1749 - Wolfgang Goethe
Strani esseri siamo! - disse Edoardo sorridendo - Se appena riusciamo ad allontanare dalla nostra presenza quanto ci preoccupa, crediamo che tutto sia accomodato. Siamo pronti ai sacrifici completi, ma alle piccole rinunce raramente ci sappiamo adattare. Così era mia madre. Fin che le vissi accanto da ragazzo o da giovanetto, non potè mai sottrarsi alle ansie del momento; se tardavo a rientrare da una cavalcata, doveva essermi capitata una disgrazia, se un acquazzone mi inzuppava, certo mi veniva la febbre. Cominciai a viaggiare, m'allontanai da lei, e fu come se non le appartenessi più. (Le affinità elettive - Seconda parte cap.15 p.251)
1797 - Mary Shelley
Ma un danno ancor maggiore per me sta nel fatto che sono un autodidatta; per i primi quattordici anni della mia vita non ho fatto altro che inselvatichirmi sui prati, e non ho letto altro che i libri di viaggio di nostro zio Tomaso. A quell'età ho conosciuto i celebri poeti del nostro paese; ma solo quando non era più in mio potere di trarre i più importanti benefici da una simile constatazione mi accorsi della necessità di apprendere altre lingue oltre quella della mia patria. Ora ho ventotto anni, e sono in realtà più ignorante di molti di quindici anni. Ho pensato di più, è vero, e i miei sogni sono arditi e magnifici; ma essi hanno bisogno di "fissaggio" (come dicono i pittori), ed io sento molto la necessità di un amico che abbia tanto buon senso da non disprezzarmi come romantico e che mi sia affezionato abbastanza da cercare di mettere ordine nel mio cervello. (Frankenstein - dalla seconda lettera, p.29)
1821 - Fëdor Michajlovic Dostoevskij
Il sognatore, se proprio vi occorre una definizione precisa, non è un uomo ma, sappiatelo, un essere di genere neutro. Il più delle volte si stabilisce in un angolo inaccessibile, come se volesse sfuggire persino alla luce del giorno. Una volta che si è rintanato nella sua casa, aderisce ai muri del suo angolo proprio come la chiocciola al suo guscio o, meglio, diventa simile a quell'altro interessante animale che è la tartaruga, animale e casa insieme. (Le notti bianche)
1828 - Henrik Ibsen
Nora: Siamo sposati da otto anni. Non ti accorgi che noi due, tu ed io, marito e moglie, oggi per la prima volta stiamo parlando di cose serie?
Helmer: Di cose serie …che cosa vuoi dire?
Nora: In otto anni...e più ancora…da quando ci siamo conosciuti, non abbiamo mai avuto uno scambio serio su delle cose serie.
Helmer: Avrei dovuto tenerti informata di mille contrarietà che tu comunque non potevi aiutarmi a sopportare?
Nora: Non parlo di preoccupazioni: dico che noi non ci siamo mai trovati seriamente insieme per cercare di andare a fondo di non importa quale cosa. (Casa di bambola)
1850 - Robert Louis Stevenson
Ma l'intrinseco dualismo delle mie intenzioni gravava su di me come una maledizione, e mentre i miei propositi di pentimento cominciavano a perdere mordente, la parte peggiore di me, così a lungo appagata, e di recente messa alla catena, prese a ringhiare.
(Dr. Jeckill and Mr. Hyde)
1857 - Joseph Conrad
Dopo il matrimonio entrambi si diedero da fare per allargare la cerchia delle loro conoscenze. Ebbero un notevole successo: una trentina di persone li conoscevano di vista; un'altra ventina tollerava con ampi sorrisi la loro occasionale presenza all'interno della loro casetta accogliente e almeno altre quindici erano al corrente della loro esistenza. Si muovevano entro i confini del loro mondo tra uomini assolutamente gentili e donne che avevano paura delle emozioni, l'entusiasmo e il fallimento più degli incendi, della guerra o di una malattia mortale; che sopportavano soltanto la formulazione più banale dei pensieri più banali e consideravano esclusivamente i fatti convenienti. Erano conoscenti estremamente deliziosi, dimora di ogni virtù, con i quali non ci rendeva conto di niente e tutte le gioie e i dolori venivano accuratamente concentrati in soddisfazioni e seccature. E in quelle zone tranquille nelle quali i sentimenti nobili sono coltivati a volontà per nascondere il feroce materialismo dei pensieri e delle aspirazioni, Alvan Harvey e sua moglie passarano cinque anni di prudente beatitudine, priva di dubbi sulla correttezza morale della loro vita. (Il ritorno)
1862 - Arthur Schnitzler
Si sentiva impacciato, incerto, ogni cosa gli si vanificava tra le mani; tutto diventava irreale, persino la sua casa, sua moglie, la sua bambina, la sua professione, sì , persino lui stesso mentre continuava a camminare meccanicamente nella sera con i suoi pensieri, senza meta. (Doppio sogno)
1880 - Robert Musil
Il fascino sinistro dei quadri viventi deriva dall'essere pieni della tirannide di ciò che d'ora in poi sarà fissato per sempre, come se la vita, sotto l'effetto improvviso di un narcotico, rimanesse lì rigida, coerente con se stessa, nettamente delimitata, eppure inesprimibilmente assurda nel suo insieme. (L'uomo senza qualità)
1883 - Franz Kafka
E' come se uno fosse prigioniero e non avesse più intenzione di fuggire, cosa forse possibile, ma soltanto e a dire il vero contemporaneamente, l'intenzione di trasformare la propria prigione in un castello. Se fugge però non può più trasformarla, e se la trasforma non può più fuggire. Se io voglio divenire autonomo, nel particolare rapporto di infelicità che mi lega a te, debbo fare qualcosa che, se possibile, non abbia nessun rapporto con te; il matrimonio è il massimo, e dà la più rispettabile autonomia, ma al contempo anche un rapporto strettissimo con te, voler andare al di là ha quindi qualcosa della follia ed ogni tentativo in tal senso è punito con essa. (Lettera al padre, p.77)
1888 - Thomas S.Eliot
Ma c'è di più. C'è una perdita di personalità, o piuttosto lei ha perso contatto con la persona che pensava di essere. Non si sente più del tutto umano. E' all'improvviso ridotto allo stato di oggetto, un oggetto vivente, ma non più una persona. Accade sempre perché siamo oggetti non meno che persone. Ma lo dimentichiamo appena possibile … (Cocktail party)
1899 - Vladimir Nabokov
Devo la mia completa guarigione a una scoperta che feci proprio mentre mi curavano in quella particolare, costosissima clinica: scoprii che prendere in giro gli psichiatri mi procurava un inesauribile, gagliardo godimento. Bastava circuirli con astuzia; non mostrare mai che conosci tutti i trucchi del mestiere; inventare sogni elaboratissimi, puri classici dello stile (che procurano a loro, i cavasogni, incubi dai quali si svegliano urlando); stuzzicarli con false "scene primarie"; e non lasciargli mai intravedere il minimo sprazzo delle tue vere turbe sessuali. Corrompendo un'infermiera ebbi accesso a uno schedario dove scoprii, con spasso supremo, alcune cartelle cliniche in cui venivo definito "potenzialmente omosessuale" e "totalmente impotente". Il gioco era così appagante, i suoi risultati - nel mio caso - così salutari che dopo la guarigione mi fermai per un altro mese (dormendo magnificamente e mangiando come una scolaretta). Rimasi poi un'ulteriore settimana, per il semplice gusto di sfidare un formidabile nuovo venuto, un celebre fuoriuscito (certamente fuori di sé) che riusciva a far credere ai suoi pazienti di essere stati testimoni del proprio concepimento. (Lolita, cap 9, p.48)
1903 - Georges Simenon
In fondo, Jeanne non aveva mai cessato di appartenere alla sua famiglia. Mi aveva sposato, viveva con me, mi aveva dato un bambino, stava per darmene un secondo. Portava il mio cognome ma rimaneva una Van Straeten e, per un sì o per un no, correva dai genitori, o da una delle sorelle. (Il treno, p.23)
1906 - Samuel B. Beckett
Vladimir: Tu me manquais - et en même temps j'etais content. N'est-ce pas curieux?
Estragon (outré): Content?
(Aspettando Godot)
1907 - Alberto Moravia
Ora quel pianto gli tornava alla memoria come un esempio di vita profondamente intrecciata e sincera; quelle lacrime colate sul volto imbellettato, versate in quel momento, risortivano dalla pienezza segreta di quella vita come muscoli che ad una leggera contrazione affiorano improvvisamente sotto la pelle. Quell'anima era intera, con i suoi vizi e le sue virtù, e partecipava delle qualità di tutte le cose vere e solide, di rivelare ad ogni momento una verità profonda e semplice. Invece egli non era così; schermo bianco e piatto, sulla sua indifferenza i dolori e le gioie passavano come ombre senza lasciare traccia e, di riflesso, come se questa sua inconsistenza si comunicasse anche al suo mondo esterno, tutto intorno a lui era senza peso, senza valore, effimero come un gioco di ombre e di luci: da quei fantasmi che avrebbero dovuto impersonare tradizionalmente i membri della sua famiglia, la sorella e la madre, o la donna amata, per uno sdoppiamento che poteva continuare all'infinito, altri se ne distaccavano, secondo le circostanze e la sua fantasia... (Gli indifferenti )
1910 - Jean Anouilh
Sì, so quello che dico, ma siete voi che non mi udite più. Vi parlo da troppo lontano, ora, da un regno dove non potete più entrare con le vostre rughe, la vostra saggezza, la vostra pancia. Rido, Creonte, rido perché ti vedo, d'improvviso, a quindici anni, con la stessa aria di impotenza, con la stessa convinzione che si può far tutto. La vita ti ha soltanto aggiunto qualche grinza sulla faccia e un po' di grasso intorno alla persona. (Antigone, pp.128-129).
1914 - Marguerite Duras
Et une autre fois, c'était encore au cours de ce même voyage, pendant la traversée de ce même océan, la nuit de même était déjà commencée, il s'est produit dans le grand salon du pont principal l'éclatement d'une valse de Chopin qu'elle connaissait de façon secrète et intime parce qu'elle avait essayé de l'apprendre pendant des mois et qu'elle n'était jamais arrivée à la jouer correctement, jamais, ce qui avait fait qu'ensuite sa mère avait consenti à lui faire abandonner le piano. Cette nuit-là, perdue entre les nuits et les nuits, de cela elle était sure, la jeune fille l'avait justement passée sur ce bateau et elle avait été là quand cette chose-là s'était produite, cet éclatement de la musique de Chopin sous le ciel illuminé de brillances. Il n'y avait pas un souffle de vent et la musique s'était répandue partout dans le paquebot noir, comme une injonction du ciel dont on ne savait pas à quoi elle avait trait, comme un ordre de Dieu dont on ignorait la teneur. Et la jeune fille s'était dressée comme pour aller à son tour se tuer, se jeter à son tour dans la mer et après elle avait pleuré parce qu'elle avait pensé à cet homme de Cholen et elle n'avait pas été sure tout à coup de ne pas l'avoir aimé d'un amour qu'elle n'avait pas vu parce qu'il s'était perdu dans l'histoire comme l'eau dans le sable et qu'elle le retrouvait seulement maintenant à cet instant de la musique jetée à travers la mer. (L'amant - Marguerite Duras - Les Editions de Minuit 1984 - pp. 137/138; ed ital. pp.119/120).
1912 - Elsa Morante
Come fui sul sedile accanto a Silvestro, nascosi il volto sul braccio, contro lo schienale. E dissi a Silvestro: - Senti. Non mi va di vedere Procida mentre s'allontana, e si confonde, diventa come una cosa grigia…Preferisco fingere che non sia mai esistita. Perciò, fino al momento che non se ne vede più niente, sarà meglio ch'io non guardi là. Tu avvisami, a quel momento. E rimasi col viso sul braccio, quasi in un malore senza nessun pensiero, finchè Silvestro mi scosse con delicatezza, e mi disse: - Arturo, su, puoi svegliarti.
(L'Isola di Arturo)
1922 - Alain Robbe-Grillet
La donna: Perchè? Che cosa volete? Che cosa avete da offrirmi?
Lo straniero: Nulla. Non ho nulla da offrirvi. E non vi ho promesso nulla.
La donna: Che altra vita potete offrirmi?
Lo straniero: Non si tratta di un'altra vita, ma della vostra.
(Sceneggiatura di L'anno scorso a Marienbad)
1942 -Pascal Lainé
L'altrove di Pomme era l'infinito che colava goccia a goccia, in ogni rinnovato candore di quest'anima incommensurabile rispetto a ogni altra, tale da ignorare tutte quelle meschine prudenze che vengono dette intelligenza, spirito. (La Merlettaia, p.80)
1964 - Josephine Hart
Quando ci affliggiamo per quelli che muoiono giovani - quelli che sono stati derubati del tempo - piangiamo le gioie perdute. Piangiamo occasioni e piaceri che noi stessi non abbiamo mai conosciuto. Ci sentiamo sicuri che in un modo o nell'altro quel corpo giovane avrebbe conosciuto il dolce struggimento che per tutta la vita noi abbiamo cercato invano. Crediamo che l'anima inesperta, chiusa dentro la sua giovane prigione, avrebbe potuto involarsi verso la libertà e conoscere la gioia che noi stiamo ancora cercando. Diciamo che la vita è dolce, che grandi sono le sue soddisfazioni. Tutto questo diciamo mentre passiamo come sonnambuli attraverso i giorni e le notti che formano la nostra vita. Lasciamo che il tempo ci investa come una cascata, credendolo infinito. Eppure ogni giorno che ci tocca, e ogni uomo sulla terra, è unico; irredimibile; finito. E comincia un altro lunedì. Ah, ma quei perduti lunedì del nostro giovane amico defunto! Come sarebbero stati più belli! Passano gli anni. Passano i decenni. E non abbiamo vissuto. (Il danno, p. 13).